Orata al forno con pachino, capperi e patate novelle

Mentre tenti di camminare a ritmo sostenuto tra le straducole del tuo quartiere, trascinando Leopoldino che annusa centimetro dopo centimetro tutto il percorso per poi puntellarsi a terra come un ciuchino tanto che, se vuoi tornare a casa in tempo, devi prenderlo in braccio, ecco, un po’ scoraggiata, in quel momento, pensi alle donne ‘bioniche’. Perché sei assolutamente certa esistano.
Le immagini mentre ti sorpassano, accompagnate da cani altissimi e snelli, con passo leggero e senza strattoni, i capelli in ordine mentre i tuoi sfuggono a qualunque legge della fisica anche dopo una sessione di tre ore dal parrucchiere. Con quelle gambe lunghe ti stanno ‘seminando’ senza alcuna difficoltà, ma non prima che ti cada lo sguardo sulle mani: smalto perfetto, unghie che non si spezzano, ogni quattro dello stesso colore, una differente pure ricamata. Invidia. E pensare che nei sogni di bambina mai avresti immaginato che le tue sarebbero rimaste piccole e fragili tanto che neppure lo ‘smalto cotto’ funziona. Loro procedono diritte verso la meta, con la fierezza di chi sa che, prima di uscire ha diligentemente preparato una zuppiera di crudités per vincere la fame del dopo passeggio, senza intaccare la linea, ovviamente, invece di pensare alla fragranza di una fetta di pane ai cereali abbrustolita e inondata da un filo generoso di olio dorato e saporito, come stai facendo tu in questo momento, cercando, invano, di accelerare il passo per arrivare di fretta a casa.
Ma, ad un tratto, le donne ‘bioniche’ lanciatissime, spariscono dal tuo orizzonte e ti ritrovi di nuovo a procedere lungo il percorso, a passo incerto, ma più rilassata. Adesso sei tra gli oliveti e i campi coltivati. Riconosci tra i filari ordinati degli orti, catalogne, bietole e verze di un verde intenso e belle tonde e, anche sforzandoti, non puoi fare a meno di pensare alla croccantezza di quelle foglie quando le stacchi dal cespo per prepararci degli involtini farciti secondo la ricetta di papà. Dai davanzali penzolano lenzuola a prendere aria, ma dalla cucina al piano terra esce, inconfondibile, un profumo di ragù pieno di timo e salsiccia che, pensi, sarebbe perfetto come base per i tuoi involtini; un signore, abbarbicato su una scaletta a pioli, pota gli alberi del giardino e un cagnolino ti viene incontro con l’intendo di giocare con Leopoldo che però è troppo interessato ad annusare un ciuffo d’erba sul ciglio della strada. Passi davanti ai tre ‘ciuchini’, che ti guardano con fare interrogativo senza però smettere di masticare il fieno dalla mangiatoia e così ti consoli di non essere l’unica ad aver appetito a quell’ora del mattino tanto da trasformare, con la sola forza del pensiero, una verza nell’orto in un involtino farcito che galleggia in un prelibato ragù.
Nel frattempo sei arrivata a casa, sudata, ma con la tenerezza di sentire Leopoldino addormentando in braccio, cullato dal tuo passo. E’ giusto l’ora dello spuntino, un biscottino per lui e quella fetta di pane abbrustolito per te.
Con la lingua fuori

Da oggi sul blog c’è una piccola sorpresa per voi, miei cari lettori. Un amico, Marco Lori, Master of Wine, (nella colonna di sinistra potete leggere qualcosa su di lui) ci guiderà nell’abbinamento del vino giusto per alcune delle mie ricette. Non so voi, ma io mi incanto ogni volta che mi si ‘racconta’ un vino, la mia fantasia comincia a spaziare e i sensi si svegliano attenti a percepire ogni piccola sfumatura. Se avete delle domande o curiosità sono certa che sarà molto contento di rispondervi anche sulla sua pagina FB.

Ed ora la ricetta di oggi a cui seguiranno le preziose indicazioni di Marco.
Ingredienti per 4 persone
2 orate di media grandezza, pulite ed eviscerate
1 kg di patatine novelle
2 grappoli di pomodori Pachino
2 cucchiai di capperi sotto sale di Pantelleria
timo fresco
olio extravergine d’oliva
sale e pepe
Dissalate i capperi e lavate i pomodorini facendo attenzione a non staccarli dal rametto. Tamponateli con carta da cucina e metteteli in una teglia foderata con carta da forno, condite con un filo d’olio e una spolverata di sale.
Metteteli in forno caldo a 180° e cuoceteli una decina di minuti o comunque il tempo necessario per farli appassire e abbrustolire leggermente senza però arrivare a cuocerli troppo, anche perché l’ultima cottura gliela darete in teglia insieme agli altri ingredienti.

Lavate bene le patatine novelle senza togliere buccia, tuffatele in acqua bollente e cuocete per circa 10 minuti. Scolatele e mettetele in una teglia con olio extravergine d’oliva, timo, sale e pepe. Cuocete in forno a 180° per 20 minuti.

Nel frattempo preparate le orate per la cottura, cospargetele con pochissimo sale, pepe e dei rametti di timo fresco che metterete anche nella pancia.

Quando le patate avranno cotto una ventina di minuti, fate spazio nella teglia per le due orate e continuate la cuocere per altri 10/15 minuti (dipende dalla grandezza del pesce), quando mancheranno 5 minuti unite i capperi dissalati e i pomodorini per l’ultimo tocco di sapore.

Passo la parola a Marco Lori Master of Wine:
Abbinare un vino ad un piatto preparato da Laura, anche se a distanza, per me è una piacevole e interessante sfida.
Devo dire che sono estremamente aiutato dalla sua bravura di immortalare con la macchina fotografica qualsiasi cosa, sia cucinata che non.
Dalle sue foto posso percepire tutti i profumi, gli aromi e il gusto.
A volte faccio fatica a non dare un morso al monitor.
Quando mi ha chiesto con che cosa accompagnare questa prelibatezza, ho subito pensato a tutte le sensazioni gusto olfattive che poteva trasmettermi: l’orata ha un gusto semplice e delicato che esprime con gran raffinatezza i sapori del mediterraneo, poi c’è la tendenza dolce delle patate, l’acidità del pomodoro e la sapidità e aromaticità dei capperi. Piatto complesso e interessante dove avendo Mediterraneo, Pachino e Pantelleria, tre indizi fanno una prova, per non sbagliare ho pensato subito a un abbinamento regionale utilizzando un vino prodotto con uve tipiche della zona.
Un abbinamento per contrasto, con un vino morbido e semi aromatico che bilanci il salato e le note speziate dei capperi e l’acidità del pomodoro, ma con una spalla fresca e sapida da contrapporre alla tendenza dolce delle patate. Un vino che, grazie alla sua eleganza, non si sovrapponga alle delicate qualità dell’orata.
“Paglierino con riflessi dorati al bicchiere, anche in questo caso da padrone la fanno gli aromi varietali di frutta gialla matura con a corredo note erbacee, floreali, agrumate e minerali iodate. Anche in bocca il sorso è morbido, fresco con una piacevolissima scia sapida, ma il tutto perfettamente equilibrato. “
GRILLO DEL BARONE Bianco IGT 2013 – BARONE DI SERRAMARROCCO
Grillo 100% – vol 12,5% – Prezzo € 9,00

Laura Adani Photographer
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